Accordo di non divulgazione: come difendere le informazioni aziendali
L’Accordo di non divulgazione, detto anche Non Disclosure Agreement NDA, è un contratto che stabilisce il dovere delle parti di mantenere riservatezza in merito a determinate informazioni.
Si tratta di uno strumento di fondamentale importanza nelle relazioni commerciali e professionali, durante le quali vengono scambiati dati e informazioni sensibili. L’obiettivo è quello di evitare un utilizzo improprio degli stessi.
Nelle prossime righe vedremo nel dettaglio in quali casi è necessario affidarsi ad uno Studio Legale esperto in contrattualistica aziendale, per proteggere al meglio i vari asset e i segreti industriali nei rapporti con i vari stakeholders.
Accordo di non divulgazione: quando si dovrebbe stipulare?
Un Non Disclosure Agreement (NDA) aiuta le aziende ad evitare danni al loro business, infatti, può preservare informazioni economiche e finanziarie, segreti industriali, invenzioni prive di brevetto, strategie di comunicazione e marketing e processi lavorativi.
Esistono diversi contesti, nei quali è necessario proteggere informazioni sensibili, ad esempio:
- Transazioni commerciali: durante varie trattative (ad esempio fusioni o acquisizioni) le aziende inevitabilmente si trovano costrette a comunicare dettagli finanziari, piani e strategie.
- Protezione di idee innovative: fondamentale per prevenire la divulgazione di concept, ricerche, invenzioni e altri assets.
- Collaborazione con soggetti esterni e dipendenti: liberi professionisti, collaboratori e dipendenti inevitabilmente possono entrare in contatto con segreti aziendali o informazioni sensibili.
L’accordo di non divulgazione è uno strumento legale importantissimo per preservare la riservatezza delle informazioni, ma è necessario che il contratto sia redatto nel modo corretto, descrivendo con precisione e chiarezza l’oggetto dello stesso.
Possiamo trovarne un riferimento normativo nell’art. 2105 del Codice Civile “Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio”.
E se la controparte non vuole sottoscrivere il contratto?
Spesso sono le startup ad avere bisogno di proteggere le loro idee, soprattutto nella fase di crowfunding, per trovare investitori in grado di fare crescere il loro business. Si tratta di una fase molto delicata nella quale la necessità di divulgazione e di segretezza possono scontrarsi tra di loro.
Se un potenziale investitore si rifiuta di firmare un NDA, si possono sfruttare al meglio le proprie capacità comunicative, trasmettendo i punti di forza del progetto senza svelare dettagli determinanti, oppure con il proprio avvocato si possono individuare altre forme di tutela (diritto della proprietà industriale).
Differenza tra l’accordo di riservatezza (o di non divulgazione) e la clausola di riservatezza?
I non addetti ai lavori spesso creano confusione tra due diversi strumenti: accordo di riservatezza e clausola di riservatezza. Vediamo di fare chiarezza in merito.
L’accordo di riservatezza, come già accennato, è un contratto che regola i rapporti tra i soggetti giuridici che lo sottoscrivono, ad esempio due aziende coinvolte in trattative commerciali. L’obiettivo è quello di evitare la diffusione di know how e asset significativi con un valore economico e di business.
La clausola di riservatezza, invece, è un elemento di un contratto ben più ampio.
In base alla necessità di tutela, un avvocato esperto in materia, saprà consigliare lo strumento più adatto.
Elementi essenziali di un accordo di riservatezza
Un contratto è efficace quando viene personalizzato tenendo in considerazione le specifiche esigenze di tutela dell’azienda, ci sono però degli elementi che non devono mai mancare:
- Definizione delle informazioni riservate: deve essere chiaro quali dati, documenti o conoscenze rientrano nella tutela dell’accordo.
- Obblighi delle parti: le parti devono impegnarsi a non divulgare né utilizzare le informazioni riservate per scopi diversi da quelli pattuiti.
- Durata dell’obbligo di riservatezza: può variare in base alle esigenze contrattuali e al tipo di informazioni trattate.
- Esclusioni dall’obbligo di riservatezza: ad esempio, informazioni già di dominio pubblico o ottenute legittimamente da terzi.
- Clausole di risoluzione delle controversie: possono prevedere il ricorso all’arbitrato o ad altre forme di risoluzione alternativa delle dispute.
- Sanzioni per violazione: devono essere previste conseguenze in caso di violazione degli obblighi di riservatezza, come risarcimenti o penali contrattuali.
Cosa succede in caso di violazione dell’accordo di riservatezza?
I soggetti che sottoscrivono l’accordo si impegnano a non divulgare informazioni sensibili a terzi. Ma cosa succede se tale obbligo non viene rispettato?
Va sottolineato che il concetto di non divulgazione non riguarda solo la sfera pubblica, ma anche quella privata. Ciò significa che è vietata qualsiasi forma di comunicazione a persone non autorizzate, anche soltanto ad amici e familiari.
La violazione può comportare un danno emergente inteso come perdita patrimoniale o il venire meno di un’occasione di guadagno (lucro cessante) ma anche un danno reputazionale o di immagine.
La parte che viola la non divulgazione diventa inadempiente al contratto e quindi si espone all’obbligo di risarcimento del danno. Si applica quindi l’art. 1218 del Codice Civile “il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno, se non prova che l’inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile”.
Spesso all’interno di un NDA si può includere anche una clausola penale, alla quale fare riferimento in caso di inadempienza. Le parti possono, infatti, concordare in modo preventivo la somma da pagare nel caso in cui non venga rispettato l’accordo. La clausola penale offre un’alternativa al ricorso al giudice, già stabilita in fase precontrattuale.
La parte inadempiente potrà comunque contestare l’addebito rivolgendosi all’autorità giudiziaria.
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